Home Page Chi siamo Cosa offriamo Finalità Partecipa Donazioni Contatti Segnalazioni Mappa del sito Meteo Cartoline


Provincia di ENNA


Visita il capoluogo

I Comuni
Chiesa del SS. Salvatore - Enna
LE NOVE PROVINCE SICILIANE


::Chiesa del SS. Salvatore a Enna » Storia

Eventi Cartoline Galleria Commenti Link

Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Chiesa del SS. Salvatore - Enna

Chiesa del SS. Salvatore - Enna

Via SS. Salvatore



La Chiesa del Santissimo Salvatore è una delle più antiche di Enna e la sua fondazione come cappella privata risale al 1261, anno della costituzione dell'omonima confraternita da parte di contadini, agricoltori, gabellieri e soprattutto dei monaci Basiliani al cui monastero la chiesa era connessa, così come testimonia Padre Giovanni dei Cappuccini.
Alla chiesa si accede percorrendo la stretta e caratteristica omonima via, a pochi passi dal Duomo, dopo aver imboccato via Polizzi.
I Confrati del Collegio del Santissimo Salvatore, con le risorse ricavate dal patrimonio dell'Ente, si adoperarono affinché, nel 1572, ottenessero dal Vescovo di Catania Antonio Faraonius l'autorizzazione per demolire la piccola cappella originaria ed edificare l'attuale Chiesa che venne ultimata nel 1579, cosicché dell'originaria cappella oggi non resta più nulla.
Pare che, nelle immediate vicinanze della Cappella sorgesse un monastero Basiliano, di cui rimangono solodue colonne del chiostro ancora visibili all'interno del cortile, provenienti dal portico a sezione ottagonale così come ottagonale è anche il capitello a superfici concave.
Nel 1580 il vicerè Filippo si occupò della piccola chiesa e dell'adiacente giardino, attualmente passato in parte al Museo Alessi.
La chiesa fu poi rifatta nel '700, come testimoniano l'interno ricco di colorati stucchi in stile barocco e il soffitto del 600, a cassettoni in legno di noce intagliato a mano, simile a quello del Duomo, dichiarato monumento nazionale e il pavimento, in ceramica artistica, anch'esso di fattura secentesca.
Caratteristico è l' ingresso ad arco, sormontato da un artistico campanile a vela sotto il quale è possibile ammirare lo stemma in pietra di un casato nobiliare o, probabilmente, della Confraternita medesima, datato 1866, anno in cui la torre campanaria venne restaurata secondo il disegno originario dalla confraternita e dal rettore del tempo, Di Nolfo.
Varcato l'arco ci si immette in un ampio e arioso cortile circondato da aiuole, che conduce all'ingresso vero e proprio dell'edificio sacro; sulla destra una nicchia ospita la statua in alabastro della Madonna delle Vittorie o secondo alcuni del Cardellino (la Madonna porta in braccio il Bambino Gesù che ha in mano, appunto, un cardellino). La nicchia è stata ricavata da una bocca di pozzo presso la quale, in passato, gli abitanti del quartiere attingevano l'acqua dietro pagamento di un censo annuo in favore della chiesa.
C'è anche da dire che l'ingresso originario dava sulla Piazza Mazzini, tra la chiesa di S. Michele e il Palazzo Varisano, quando era ad uso privato ma, nel momento in cui la Chiesa venne aperta al culto, l'ingresso principale divenne il cosiddetto cortile, quello che prima era l'ingresso secondario. Tra la chiesa di S. Michele e il Palazzo Varisano, infatti, vi è un porticato datato 1866 che da accesso ad un cortile di proprietà Varisano. Nel cortile dopo la nicchia di cui sopra c'è il vero e proprio ingresso della chiesa. La struttura non mostra particolari interessanti ad eccezione dell'abside che fuoriesce poligonale dal tetto di una sala dietro disposta. La cupola che non emerge dall'esterno, è contenuta da un tetto con falde ad ombrello he si ferma ad un'altezza inferiore a quella della navata coperta con tre spioventi.
La facciata principale non possiede decoro, né colonne, né paraste a fiancheggiare il portale, né cornici e timpani a sormontarlo.
La pianta ad aula presenta in fondo all'ingresso un abside poligonale, realizzata su pochi gradini, che si innesta alla navata tramite un arco che poggia su pilastri addossati alle pareti laterali. Sui fianchi interni della navata unica, si aprono archi ciechi scavati nella massa muraria, due per lato, nel quale si inseriscono dei piccoli altari. L'ingresso principale scoperto soltanto nel 1990, dopo un restauro, è disposto su uno dei due lati corti. Esso oggi viene utilizzato solo come ingresso secondario, vista la fisionomia che ha assunto il cortile esterno, mentre l'ingresso sfruttato è quello aperto sul lato lungo, tra il primo e il secondo altare della parete destra. Fronte a quest'ultimo si apre una porta che un tempo collegava la chiesa con ambienti secondari (oggi ricostruiti). L'aula prende luce da cinque finestre che si aprono sotto la copertura oggi a tre falde, una sul fronte in corrispondenza del portale e quattro sui lati lunghi, due per parte. Mentre l'abside è illuminata da due finestrelle laterali e un occhio centrale posto al di sopra del tabernacolo a simboleggiare il corpo del Cristo luce dei cristiani.
L'edificio non adempiva soltanto alle funzioni religiose dei confrati, ma era anche luogo di riunione della stessa e lì venivano prese tutte le decisioni importanti che direttamente o indirettamente riguardavano la confraternita.
Nel '600 una baronessa del luogo, la quale non volle mai si rivelasse il suo nome, lasciò che la confraternita del Santissimo Salvatore potesse ricavare da alcuni beni di sua proprietà il denaro necessario per poter abbellire l'edificio.
Il 26 marzo 1691 l'assemblea dei confrati deliberava: "Concessione ad abbellire la chiesa del Santissimo Salvatore ". " E' primieramente sa'abbia da fare il tabernacolo di legname dove deve stare l'immagine del Santissimo Salvatore e quello dorarlo è fare tutto quello che richiede e richiederà. Inoltre dovranno fare il tetto di detta chiesa di tavole a bordone scoverto e che è di più durata della soffita di quello disegno che meglio sembrerà. Di più si farà il pavimento di detta chiesa di mattoni di Caltagirone bianchi e neri"( realizzato in realtà di mattoni di ceramica colorata).
Dalle pareti laterali della navata avanzano fianchegggiando archi ciechi e porte, sopra una base alta circa 70 cm, con plinto, tori e trochili delle coppie di semicolonne corinzie con fusto scanalato e capitello a foglie d'acanto, con il compito di sorreggere la trabeazione che, con la sua cornice fortemente sporgente e dentellata, corre tutt'intorno il perimetro della chiesa coinvolgendo anche i pilastri e l'abside.
Al di sopra della cornice, a ridosso del basso claristorio coppie di paraste scanalate in corrispondenza alle semicolonne sottostanti, inquadrano alternativamente finestre e pitture, circondate da putti e cornici di gesso. Dal basso il disegno delle finestre e delle paraste scanalate con la base nascosta dal cornicione sporgente, appare ben proporzionato generando la sensazione di una fuga prospettica e annullando in questo modo lo spazio estremamente contenuto.
Ma lo scopo delle paraste non si limita solo a ciò, infatti ad essi è affidato il compito di creare un'altra illusione. Posti a sostenere una trabeazione a contatto con il soffitto ligneo, realizzato a cassettoni con sezione ottagonale decorato ad intaglio, assolvono al falso compito di trattenere lo stesso.
Volgendo lo sguardo verso l'abside, che occupa l'ampiezza della navata, contenuta all'interno di un arco a sezione semicircolare poggiante su una coppia di pilastri decorati con conchiglie e foglie d'acanto e sui quali scorre senza interruzione la trabeazione superiore, si è colpiti dalla uce soffusa e azzurrata, che insieme a quella proveniente dall'occhio centrale, illumina elegantemente la volta abbellita con stucchi. L'imposta della cupola è nascosta volutamente dal cornicione sporgente senza soluzione di continuità come se colonne trabeate fossero poste lì a sostenere il cielo dorato. Sull'altare una coppia di colonne corinzie avanzano diagonalmente mescolando lo stile neoclassico, cui si compongono anche le altre colonne della chiesa, con la ricerca spaziale pienamente barocca.
Interessante a tal proposito notare lo sviluppo alla base del fusto di questa coppia di colonne simili al bulbo diun tulipano. Al centro si pone il tabernacolo sormontato da una porta con otto riquadri conteneti scene in pittura.
Sull'altare Maggiore è posta la statua lignea raffigurante il Cristo Risorto, risalente al XVII secolo, racchiusa da due portelli, con pitture del '500. La domenica di Pasqua la statua viene portata in processione, a chiusura dei riti della Settimana Santa, di cui questa piccola e remota chiesa, con la sua attiva confraternita, è protagonista non minore del Duomo e dell'Addolorata, giacchè in essa si custodiscono il simulacro del Cristo Morto e la sua "vara".
In uno degli altari della chiesa, si possono ammirare le pale con l'effige di S. Erasmo, che viene martorizzato (sec. XVI) e un braccio d'argento con le reliquie dello stesso santo, donato sagli amministratori dell'ex chiesa di S.Croce. In un altro altare si trova la statua in legno di S. Barbara del 1613.
Altre opere di notevole pregio artistico ma anche simbolico, sono: un crocifisso del 1262, un dipinto raffigurante la Trasfigurazione risalente al XVI secolo ed un dipinto a mano su lastra di alabastro del 1776 che rappresenta l'Ecce Homo.
Annessi alla chiesa una serie di locali ristrutturati di recente. In uno di essi si trova il "casserizio ligneo" del 1600 con quattro portelli e quindici cassettoni; nei portelli, minuziosamente dipinti a mano, sono rappresentati i quattro evangelisti, Gesù Bambino, la Madona, due Angeli. Nello stesso vano vi sono due porte in legno dello stesso stile del casserizio.
Il salone, adibito alle attività sociali, ospita l'urna del Cristo Morto. Il simulacro di proprietà della Chiesa Madre, fu affidato alla custodia della confraternita del Santissimo Salvatore; dagli atti risulta che chiesa e confraternita sono state beneficiate da molti lasciti di devoti. Con testamento, datato 13 novembre 1937, il canonico Gaetano Ragusa costituiva erede universale, di tutti i suoi beni, il parroco della chiesa di S. Biagio con l'obbligo di mantenere il culto presso la chiesa del Santissimo Salvatore; da allora i parroci di S. Biagio sono stati di diritto e dovere rettori spirituali della confraternita.
La Confraternita del Santissimo Salvatore è la più antica delle confraternite ennesi e nel 1672 le fu conferito il privilegio di portare a spalla in processione l'urna con il Cristo morto.
Gli interventi di ristrutturazione edilizia sono stati compiuti tra il 1974-1982, mentre il recupero di beni e suppellettili di valore avvenne tra il 1993 e il 1997; tra il 2001-2004 si è provveduto a recuperare opere di notevole valore artistico come, la Statua del Cristo Risorto e la relativa raggiera, nonché la nicchia in oro zecchino; è stata restaurata anche la Statua del Cristo Morto, esibita per la processione del Venerdì Santo. Tali opere di restauro, nonché l'impegno e la devozione dei confrati hanno contribuito ad accrescere lo splendore e il prestigio della chiesa e del suo "Collegio".




Scheda Compilata da Virtualsicily Staff © Scheda Compilata da Virtualsicily Staff ©

Come ci si arriva



Visualizzazione ingrandita della mappa

TOUR VIRTUALE INTERNI






Lascia un commento